Quando i big diventano collezionisti

Spesso, campioni affermati e non solo, giocano una gara parallela a quella in campo: procacciarsi la casacca dell'avversario da scambiare con la propria. C'è chi ne fa una sorta di vanto come Henry e c'è chi, come faceva Pelé nel momento magico, ne portava due dozzine da distribuire agli avversari

LONDRA - Ci sono quelli che scambiano figurine dei calciatori. E ci sono quelli che scambiano le maglie. Si tratta di una forma di collezionismo molto più ristretta: possono parteciparvi soltanto i giocatori professionisti. E neanche tutti: soltanto i migliori. Difficilmente Messi e Ronaldo, per citare i due più grandi del presente, scambierebbero la loro maglia inzuppata di sudore, a fine partita, con un oscuro mediano di spinta, con un anonimo terzino, con un centravanti che non la mette mai dentro. A scambiarsi le maglie, in pratica, sono i campioni del pallone: un club elitario. Gente che ha i soldi per avere tutto o quasi quello che vuole. Ma la maglia di un altro campione come loro non è in vendita. Per averla, bisogna mettersi d'accordo. In pochi secondi, subito dopo un match, quando le emozioni per una vittoria o una sconfitta sono ancora forti. O magari addirittura prima del fischio finale: "Al novantesimo, io ti do la mia maglia, tu mi dai la tua, okay?"

In effetti ce ne siamo accorti tutti, cronisti, spettatori allo stadio e telespettatori: a volte sembra quasi che la cosa più importante, per alcuni dei giocatori sul terreno, sia rincorrere l'avversario giusto per scambiare la maglia, piuttosto che gioire con i compagni per un successo, salutare il pubblico o filarsela negli spogliatoi dopo un risultato deludente. E' uno sport nello sport, un epilogo privato, sebbene recitato davanti a tutti, in diretta, dentro lo stadio. Ed è un'abitudine sempre più diffusa ed evidente.

Racconta

 

il Wall Street Journal, che come quotidiano finanziario forse ci vede dietro un tornaconto economico, che all'inizio di ogni stagione i calciatori dei club più ricchi ricevono circa 30 maglie a testa per le partite: abbastanza, in teoria, per durare sino a fine campionato e coppe. Ma per uno come Thierry Henry, il funambolo attualmente in forza ai New York Red Bulls dopo una vita passata tra Francia, Spagna, Inghilterra sui campi delle più forti squadre d'Europa, non bastano mai: ben presto è costretto a richiederne una quota extra alla propria squadra, pagandole di tasca sua. Si dice che Henry abbia una delle più vaste collezioni di maglie di campioni al mondo. Un altro che ne ha accumulate più di 100 al termine di una lunga carriera è il difensore tedesco Arne Friedrich, che ora gioca anche lui in America, nei Chicago Fire. Henry si ricorda ancora la prima maglia di un super campione della sua raccolta: aveva vent'anni e giocava nella finale dei Mondiali del 1998 con la Francia contro il Brasile. Nel mezzo delle celebrazioni per la vittoria dei Blues, lui rincorse Ronaldo, propose lo scambio e indossò la maglia dell'avversario, non levandosela più fino a quando fece ritorno negli spogliatoi.

Il primo scambio di maglie a fine partita, secondo statistiche della Fifa, risale al 1931, dopo una vittoria della Francia sull'Inghilterra. A partire dalla Coppa del Mondo del 1954, la moda stava già prendendo piede. La maglia di Pelè era talmente richiesta che lui se ne portava dietro due dozzine per ogni partita, distribuendole come se fossero, per l'appunto, figurine. Nella sua collezioni, Friedrich vanta le maglie di tanti campionissimi, inclusa quella di Alessandro Del Piero, che ottenne - resistendo allo sconforto - subito dopo la vittoria dell'Italia sulla Germania nelle semifinali dei Mondiali del 2006 poi vinti dagli azzurri. Friedrich ammette che talvolta il negoziato per lo scambio avviene durante la partita. E anche Henry conferma di essersi messo d'accordo già a metà gara su con chi fare lo scambio: "Ma questo non impedisce che l'avversario che vuole la tua maglia ti rifili un calcio negli stinchi prima del fischio finale".

Poi c'è il caso di due giocatori della stessa squadra che vogliono entrambi la maglia di un avversario: Henry ricorda una volta in cui due avversari quasi fecero a botte, a fine partita, per la maglia di Zidane. E nel febbraio scorso la stessa cosa è accaduta a due giocatori del Bayer Leverkusen, dopo una sconfitta contro il Barcellona in Champions League. Alla fine il Bayer ha obbligato per punizione quello che si era portato a casa la maglia di Messi a metterla all'asta, con il ricavato devoluto in beneficenza. Il paradosso è che i collezionisti non mostrano mai a nessuno la loro preziosa collezione: le maglie, naturalmente dopo essere state lavate, non finiscono sul muro di casa o in un museo del calcio, bensì rimangono quasi sempre dentro un cassetto o in una scatola. Ma è come per i collezionisti di figurine: l'importante non è incollarle all'album e farle a vedere agli amici. L'importante è sapere di averle.